di Mattia Martini
Il fenomeno del reskilling
Un recente report pubblicato da McKinsey & Company suggerisce che il 75 per cento delle imprese che, in UK, hanno investito sul reskilling dei propri dipendenti, ottiene importanti ritorni economici.
Il termine “reskilling” appare sempre più spesso nel dibattito sui temi di HR.
Ma cosa si intende esattamente per reskilling?
Il “reskilling” consiste (in senso ampio) nelle iniziative messe in campo dalle aziende allo scopo di riqualificare i dipendenti ed aiutarli ad affrontare positivamente la nuova domanda di competenze.
L’obiettivo è ridurre il gap esistente tra le competenze detenute dai dipendenti e quelle necessarie per ricoprire un nuovo ruolo all’interno dell’organizzazione o anche affrontare eventuali cambiamenti nel proprio percorso lavorativo e professionale.
Il tema del reskilling assume oggi grande importanza a fronte di alcuni fenomeni che contribuiscono ad accrescere il gap di competenze nel mercato del lavoro.
Molti studi suggeriscono che, a fronte del rapido progresso tecnologico e del sempre maggiore impiego di robotica e Intelligenza Artificiale in azienda, nei prossimi dieci anni, il 14% circa della forza lavoro globale sarà costretta a cambiare lavoro, o a rinnovare le proprie competenze per poter rimanere competitiva.
Il reskilling per aggiornare e sviluppare competenze
Per questo, diventerà fondamentale pensare a percorsi di reskilling per aggiornare e sviluppare competenze per poter svolgere efficacemente le professioni del futuro collegate agli sviluppi tecnologici.
Tali interventi, non potranno esaurirsi in un impegno, anche deciso, sul fronte delle politiche del lavoro, ma dovranno necessariamente poter contare sull’iniziativa del privato.
Su questo fronte, le iniziative ad oggi risultano piuttosto variegate.
Il World Economic Forum, ad esempio, attraverso il progetto “Closing the skills gap 2020” ha raccolto l’impegno di molte imprese leader nel mondo, per formare, riqualificare e rafforzare le competenze della forza lavoro.
I vantaggi del reskilling e le condizioni di efficacia
Il report di McKinsey & Company suggerisce che le imprese che investono in attività di reskilling ottengono importanti benefici.
Queste pratiche consentirebbero infatti di contenere i costi di lavoro; gli stipendi di personale specializzato e neo-assunto superano mediamente del 20% quelli di dipendenti riqualificati internamente, e questo a causa di una forte competizione tra le aziende per l’attraction di certe figure professionali.
Attraverso il reskilling, le imprese eviterebbero poi i costi dell’onboarding e il problema della minore produttività (ed efficacia) dei nuovi assunti nei primi mesi dopo l’assunzione.
Infine, offrendo nuove opportunità di formazione e sviluppo ai dipendenti, le organizzazioni potrebbero rafforzare il morale e la motivazione dei lavoratori, oggi più attenti alle chance di apprendimento sul posto di lavoro.
L’evidenza suggerisce però che sin qui sono poche le aziende che hanno deciso di investire nel reskilling.
Questo si deve in larga parte ad una scarsa conoscenza del gap di competenze da colmare, alla difficoltà di individuare strategie formative realmente efficaci, alla preoccupazione per i costi di tali interventi e a un’idea diffusa che la formazione possa beneficiare esclusivamente le fasce più giovani della popolazione.
Approfondendo alcuni casi aziendali, il report di McKinsey & Company, rivela infine l’esistenza di alcune condizioni che possono permettere alle aziende di implementare percorsi di reskilling efficaci, anche in un’ottica di lungo periodo.
Queste condizioni sono:
- programmare e valutare i bisogni formativi e di riqualificazione della forza lavoro;
- ampliare delle opportunità di formazione e sviluppo per i dipendenti;
- promuovere la cultura dell’apprendimento continuo all’interno dell’organizzazione
Misurare l’employability per implementare i programmi di reskilling
Il gruppo MAUNIMIB dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, insieme alla società ELEAN ha avviato nel 2019 Employability cLab, un laboratorio di ricerca per la misurazione e gestione delle politiche di employability all’interno delle imprese.
L’attività di ricerca e di studio fin qui condotta ha permesso di costruire il Company Employability Index, ovvero un indicatore che permette di misurare la capacità dell’impresa di sostenere l’occupabilità dei suoi dipendenti, ovvero la loro capacità di affrontare eventuali cambiamenti di lavoro.
Il Company Employability Index
Il Company Employability Index è uno strumento che consente di sostenere i programmi di reskilling in azienda, in quanto permette di:
- riconoscere il gap di competenze da colmare, nonché il livello di “preparazione” della forza lavoro ad affrontare cambiamenti di ruolo e/o occupazionali;
- rilevare l’efficacia delle iniziative messe in campo dall’azienda per sostenere la formazione e lo sviluppo di competenze;
- comprendere la pervasività dell’eventuale cultura dell’apprendimento continuo all’interno dell’organizzazione.
Il Company Employability Index è infatti il risultato di diversi indicatori, che considerano innanzitutto il punto di vista dei dipendenti e riguardano:
- La percezione della capacità di svolgere ruoli diversi all’interno dell’azienda e di trovare nuove occasioni di lavoro presso altre aziende, laddove questo si rendesse necessario (Quanto si sentono employable i dipendenti?)
- La disponibilità di risorse personali e di competenze utili per poter affrontare positivamente eventuali cambiamenti professionali e di carriera (ad esempio, apertura al cambiamento, resilienza e identità professionale) (Quanto sono effettivamente employable?)
- La responsabilità ed impegno personale nel cogliere le opportunità di crescita e di sviluppo messe a disposizione dall’azienda (Quanto si impegnano per la propria employability?).
- Le opportunità offerte dall’azienda per sviluppare e accrescere le proprie conoscenze, competenze e capacità (es. cultura dell’apprendimento continuo, attività di formazione, supporto alla carriera, performance management, ecc.) (Qual è il supporto che ricevono in azienda per la propria employability?)
Employability cLAB
L’Employability cLab è concepito come una struttura aperta. Le aziende interessate possono partecipare al laboratorio contribuendo al consolidamento della metodologia e ricevendo indicazioni utili per prendere decisioni gestionali coerenti con i risultati misurati.
L’11 dicembre parleremo di reskilling e employability nell’ambito del webinar Quelli del Venerdi organizzato da Elan.
Il webinar si propone di approfondire il ruolo dell’empoyability nei percorsi di implementazione dello smartworking.
Per partecipare scrivere a quellidelvenerdi@gso.it